Il rumore del tempo e altri scritti by Osip Mandel'stam

Il rumore del tempo e altri scritti by Osip Mandel'stam

autore:Osip Mandel'stam [Mandel'stam, Osip]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Literary Collections
ISBN: 9788845926693
Google: Is6epwAACAAJ
editore: Adelphi
pubblicato: 2012-10-15T19:12:45+00:00


IV

Il dentista appese la proboscide del trapano e si avvicinò alla finestra.

«Ma guarda un po’!».

La folla si muoveva per la via Gorochovaja con un brusio orante.28 Al centro rimaneva uno spazio vuoto di forma quadrata. Ma questo spiraglio, che lasciava intravedere la scacchiera della pavimentazione lignea, aveva un suo ordine, una sua struttura: cinque o sei uomini, che sembravano i maestri di cerimonia dell’intera processione, incedevano con l’andatura tipica degli aiutanti di campo. In mezzo a loro, due spalle imbottite e un bavero cosparso di forfora. L’ape regina di questo strano alveare era un uomo che una schiera di aiutanti sospingeva avanti cautamente, indirizzava con circospezione, custodiva come una perla.

Dire che aveva la faccia stravolta? No, aveva ancora la sua, per quanto possa servire avere un volto in mezzo a una folla, dove solo nuche e orecchie vivono di vita propria.

Venivano avanti spalle-attaccapanni, impennate nelle imbottiture di ovatta, giacche da Apraksin dvor,29 riccamente tempestate di forfora, nuche irascibili e orecchie canine.

«Sono venditori di spazzole, tutti quanti» fece in tempo a pensare Parnok.

Lo strano tumulto che diffondeva quella tabe disgustosa era nato in un punto tra la via Sennaja e il vicolo Mučnoj, in una tenebra di mesticherie e di pellai, in una mostruosa coltura di forfora, cimici e orecchie a sventola.

«Che tanfo di interiora» pensò Parnok, e chissà perché gli venne in mente l’orribile parola «trippa». Lo prese un vago senso di nausea apparentemente dovuto al ricordo del polmone ordinato in sua presenza da una vecchia, qualche giorno prima, in una bottega; invece, la causa reale era l’ordine tremendo che bloccava la folla.

L’omertà era legge: lì tutti, nessuno escluso, rispondevano del fatto che l’attaccapanni forforoso sarebbe felicemente arrivato integro al vivaio sulla riva della Fontanka. Sarebbe bastato cercare di soccorrere con la più timida delle esclamazioni il proprietario dello sventurato bavero, tenuto in maggior conto dello zibellino e della martora, per finire nei guai, con gli occhi puntati addosso, risucchiati con il marchio del fuorilegge in quel vuoto spazio quadrato. Era all’opera quel bottaio che è la paura.

I cittadini con la nuca, osservando un ordine cerimoniale, come sciiti nel giorno di Šachsè-Vaksè,30 procedevano inesorabili verso la Fontanka.

E Parnok, lasciando il dentista interdetto davanti al trapano che penzolava come un cobra addormentato, si scaraventò giù per la scala scrostata e maltenuta, ripetendosi in un vuoto di pensieri:

«I bottoni sono fatti di sangue animale!».



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